Può sembrare paradossale, ma la discussione costante sul tema del “femminicidio” rischia di lasciare in ombra il fenomeno della violenza domestica perché il cicaleggio mediatico sugli omicidi femminili crea disinformazione e alimenta falsi stereotipi sulla violenza.
Chiunque, uomo o donna, che senta di un caso efferato di cronaca lo condanna e ne rimane indignato. Eppure fra quelle donne e uomini ce n’è uno che fra due giorni diventerà un assassino e una che sarà uccisa. Ma se tutti condanniamo la violenza come mai non riusciamo ad interromperla?
Perché continuiamo a parlare del problema in modo che ne oscura le reali caratteristiche. Invece di parlare delle storie di normalità e della quotidianità che attraversano le esperienze di tutti/e noi, guardiamo al “Mostro assassino” ed alla “Vittima sacrificale”. La retorica dei buoni sentimenti ed il moralismo superficiale prevale sulla riflessione che, secondi i dati ISTAT, il 17% degli uomini e delle donne vivono con la violenza. Quasi tre famiglie su dieci combattono silenziose battaglie quotidiane per contrastare la violenza. Le donne che la subiscono, i bambini, testimoni silenziosi, ma anche gli uomini che la agiscono, che sono qualche volta uomini che cercano di gestire il proprio malessere, ingoiando bocconi che sentono sempre più amari e che finiscono per sputare in forma violenta. Anche loro combattono solitarie lotte interiori, che perdono regolarmente, aumentando il loro senso di fallimento, per resistere alle “provocazioni” e non trovarsi di nuovo in situazioni di violenza.
Combattere la violenza di genere PARTENDO dal linguaggio: RIFLETTERE SUI PROPRI LINGUAGGI, VERBALI E CORPOREI, diviene il primo strumento di prevenzione della violenza domestica.
A prima vista sembra esserci una separazione netta tra
linguaggio e violenza: colui che sa esprimersi non ha bisogno di ricorrere alla
violenza. Del resto, c’è il detto che molti conoscono: la violenza è l’ultima
risorsa degli incapaci. È veramente così?
linguaggio e violenza non si escludono a vicenda. Anzi, si possono associare in un legame pericoloso e minaccioso. Un’alleanza sinistra che permette la diffusione di propaganda, ideologia ed estremismo. E diversi sono i casi in cui linguaggio e violenza si accompagnano a vicenda in diversi ambiti della società contemporanea: la politica, la cultura e la filosofia. La lingua che usiamo veicola non solo significati ma anche valori e giudizi culturali che spesso possono rafforzare le stereotipizzazioni.
Uno schiaffo, si dice, può fare meno male di certe parole, come sanno bene le donne, vittime spesso di un linguaggio maschile aggressivo e discriminatorio. Ma come nascono e come si formano le espressioni violente rivolte verso il mondo femminile? E come si possono combattere e sconfiggere? “
Il linguaggio riveste un ruolo fondamentale perché trasmette molti messaggi di cui spesso non ci rendiamo conto. Lavorare sul proprio linguaggio affinché sia attento alle differenze fra uomini e donne è un primo passo per riconoscere che esiste un problema culturale che veicola ruoli e modelli squilibrati fra uomini e donne che possono condurre alle molteplici forme di violenza contro le donne.
Abbiamo dalla nostra parte un ricco e potente strumento: la lingua italiana.
Significa cominciare a domandarci se il nostro linguaggio nelle nostre relazioni affettive è rispettoso. Se, senza neanche pensarci, svalorizziamo il nostro compagno/a con malcelata supponenza. Se dietro l’idea che sia “giusto” non stiamo imponendo all’altro la nostra visione del mondo, piuttosto che riconoscere la differenza e cercare strade diverse per aprire alle mediazioni. Se cediamo o spingiamo ad avere rapporti sessuali che non nascono dalla reciprocità del desiderio.
Soprattutto dobbiamo cercare un linguaggio che espliciti il problema della violenza maschile contro le donne come una questione degli uomini usando un linguaggio che nomini e non minimizzi tutte le forme di violenza – non solo quella fisica – ma anche quella psicologica, economica, sessuale ed emotiva. Solo attraverso l’uso di un linguaggio diverso sulla violenza che ci permetta di riconoscerlo nella nostra quotidianità possiamo sperare di creare un cambiamento culturale e sociale.
Obiettivo del Seminario è fornire spunti di risposta ai quesiti sovraesposti, nell’ambito delle relazioni interumane, nelle diverse culture e attraverso la storia oltre ad essere forniti gli elementi giuridici che delineano cosa è considerato violenza, oltre che aiutare ad individuare strumenti operativi utili ad ognuno di noi per non vivere nella violenza (subendola e/o agendola).