Site icon Associazione PSY ONLUS

Dissociazione e Disturbo Post Traumatico

Data di pubblicazione: 14 ottobre 2019

Avere a che fare con disturbi post-traumatici significa fare i conti con la dissociazione. L’idea generale è che ciò che non riesce a essere elaborato e mentalizzato, inerente un trauma o più traumi, venga dissociato dalla coscienza e sospinto in un luogo protetto non facilmente raggiungibile in modo conscio.

 Il materiale staccato dalla dissociazione tuttavia risulta fortemente influente sulla vita della persona e in grado di procurargli grandi problematiche a livello di sintomi psicopatologici.

IlDSMelenca molteplici sintomi di natura dissociativa, dalla fuga dissociativa all’amnesia dissociativa, fino ai disturbi didepersonalizzazione e derealizzazione. Esiste inoltre ilDisturbo Dissociativo dell’Identità, la ri-formulazione attuale del passato “Disturbo da Personalità Multipla”, di cui mantiene -rivisti- i criteri diagnostici. Parlare didissociazionevuol dire considerare scisse e non integrate alcune “parti costituenti” normali della psicologia dell’individuo: per esempio è tipico osservare unadissociazionetra razionalità ed emotività in pazienti fortemente traumatizzati. Capiterà cioè di osservare alcuni pazienti che raccontano episodi potentemente drammatici senza mostrare dolore psichico, e senza averlo mai sperimentato a livello somatico.Dissociazione: ci consente di adattarci al presente

Un meccanismo di difesa simile, “verticale”, aiuta la mente a mantenersi adattata all’ambiente circostante, al prezzo però della sensazione di un senso di incoerenza del Sé e della compromissione di quelle funzioni mentali superiori che consentono di percepirsi integrati e “realizzati” in senso psichico.

Per portare la questione su un esempio concreto, immaginiamo un paziente che abbia da poco superato un grosso incidente d’auto in cui ha visto morire alcuni cari amici: le immagini immagazzinate relative all’incidente, i percetti più “indigesti” dal punto di vista psichico, potranno venire dissociati e riposti in una zona nascosta della coscienza. Come succede spesso nel disturbo da stress post-traumatico, gli stessi percetti torneranno a farsi “vedere” dall’individuo sottoforma di flashback intrusivi, molto disturbanti e ossessionanti, ponendo la persona di fronte alla necessità di attivare strategie di controllo e risoluzione del sintomo.

Genericamente possiamo considerare i sintomi dissociativi dei fallimenti nel tentativo fatto dalla mente di tenere separati -scissi, appunto- contenuti e aree psichiche che per ragioni di funzionamento dell’intero sistema è meglio non si tocchino. Usando una metafora grossolana, è come se nel momento del rischio di allagamento e di affondare, la stiva di una grande nave fosse suddivisa in compartimenti stagni per impedire all’acqua di penetrare ovunque. La mente dissocia contenuti troppo potenti e attivanti in senso emotivo, per poter continuare ad adattarsi al mondo circostante.

Come illustra il lavoro clinico di Van Der Hart (2011), a seguito di dinamiche di questo tipo, si produce una rottura della coerenza del Sé e una suddivisione della personalità in due o più parti, attive in parallelo e osservanti modalità e regole di funzionamento diverse. Persone con questo tipo di problematiche e la cui psicologia utilizzi meccanismi di difesa verticali, possono andare incontro a sintomi dissociativi di varia natura.

Dissociazione: i punti di vista degli studiosi

Esistono due linee di pensiero a riguardo della natura dei sintomi dissociativi:

Al di là della diversa posizione tenuta dai due gruppi, si pensa che i sintomi dissociativi rappresentino un fallimento della funzione meta-cognitiva dell’integrazione: esistono elementi diversi dell’esperienza i cui effetti sulla psiche non riescono a essere integrati.

Dissociazione: gli ultimi studi

Nel recente lavoro di Lanius e Frewen “La cura del sé traumatizzato” sono descritte diverse tipologie di sintomo dissociativo, a partire da un modello quadruplo che contempla 4 dimensioni:

Prendendo ognuno di questi domini della psicologia e della soggettività dell’uomo, gli autori, ponendosi come prima si diceva entro una posizione che prevede un continuum dei sintomi dissociativi, spiegano come per ognuno appunto di questi domini possano manifestarsi sintomi di natura post traumatica con un diverso gradiente e livello di dissociazione, come si osserva nella seguente figura:

A seconda di come sia stato vissuto e rappresentato il trauma, o in che età questo sia stato vissuto o con quale frequenza o intensità, gli autori procedono ad analizzare come la percezione del tempo, il pensiero, il corpo e l’emotività possano subire distorsioni a seconda del livello di gravità del disturbo post traumatico. Per fare esempi concreti, prendono in analisi molteplici casi clinici in cui osservano come per esempio il senso del tempo subisca profonde trasformazioni quando si è immersi in un flashback post traumatico.

L’assunto generale che sta alla base del lavoro di Lanius e Frewen è che, al massimo grado della loro potenza, i sintomi post-traumatici riescano a produrre un’alterazione della coscienza che conduce a una sorta di aggravamento del sintomo stesso, che si tramuta in qualcosa di più complesso, con una fenomenologia diversa, che a volte viene scambiato per sintomo “psicotico” ma che, di fatto, non lo è.

All’interno del dominio per esempio del tempo, si osservano casi di distorsione e rallentamento del tempo soggettivo: si può rimanere immersi dentro un flashback vivido per mezz’ora, immaginando che siano passati cinque minuti. Oppure, entro il dominio dei pensieri, gli autori descrivono come a partire da una gravità più o meno alta deisintomi post-traumatici, si possano osservare sintomi diversificati, dai semplici pensieri negativi rivolti a sé, per finire a sentire voci che provengono da dentro la mente (differenti da quelle attribuite a disturbi di natura psicotica, a provenienza esterna a sé).Procedendo con la disamina della fenomenologia del post-trauma, gli autori osservano quindi come nel dominio del corpo possano osservarsi gradienti diversi di sintomi, anche qui dal semplice stato di iper-arousal fino al senso di “derealizzazione”, cioè di distacco dal proprio corpo, oppure arrivando e a quelli che venivano in passato chiamati sintomi conversivi (parti del corpo anestetizzate senza apparenti motivi medici, etc.).

Infine, per quanto riguarda il dominio emotivo, nel libro viene spiegato come sopravvivere a un trauma possa rendere estremamente difficoltoso accedere alla dimensione dell’emotività, specialmente quando si tratti di maneggiare emozioni di segno positivo come la gioia o la serenità, vissute come aliene o estranee.

Nell’appendice del volume vengono riportate le trascrizioni di molti casi clinici in cui ognuno di questi aspetti viene presentato e approfondito in base a esperienze reali di pazienti sopravvissuti a traumi gravi in età infantile (la durata e l’epoca del trauma è prognosticamente rilevante e da tenere in grande considerazione). Consigliamo il volume a chi voglia approfondire in senso teorico la letteratura relativa al trauma e alle strategie di cura, vista la profondità con cui è analizzata la questione e i numerosissimi riferimenti scientifici usati a supporto della trattazione stessa.

Argomento dell’articolo: PsicologiaPsicoterapia

Si parla di: Amnesia DissociativaDepersonalizzazione/ DerealizzazioneDissociazioneDisturbo da Stress Post Traumatico – PTSDDisturbo dissociativoStato DissociativoTrauma – Esperienze Traumatiche

Scritto da: Raffaele Avico

Sono citati nel testo: Frewen PaulLanius Ruthvan der Hart Onno

Fantasmi nel sé. Trauma e trattamento della dissociazione strutturale (2011) – Recensione

Trattamento della dissociazione: l’esposizione ad esperienze traumatiche spesso comporta la dissociazione strutturale della personalità e fantasmi nel sè. 

Bibliografia

Exit mobile version