Disturbi relazionali

Disturbi relazionali

Comprendono il conflitto nella famiglia, sul lavoro e in molti altri ambiti; pacificarlo è possibile evitando il:

  • puntualizzare (poche cose sono così fastidiose quanto sentirsi spiegare i fatti e sul come dovrebbero essere, inoltre, poiché l’essere umano non funziona su una base logica, ma affettiva, puntualizzando il dialogo diventerebbe freddo e distante);
  • recriminare (nella comunicazione non conta solo il significato, ma anche come si dicono le cose);
  • rinfacciare (conduce a esacerbare ciò che si vuole correggere e, ponendosi da vittima, si finisce col costruire i propri aguzzini);
  • predicare (si propone ciò che è giusto o ingiusto a livello della morale e l’effetto che si ottiene è la voglia di trasgredire);
  • “Te l’avevo detto!” (se si è già arrabbiati perché si ha sbagliato, non serve qualcuno che ci ricordi l’errore e, di conseguenza, genera rabbia anche in un santo);
  • “Lo faccio solo per te” (è un sacrificio unidirezionale che fa sentire l’altro inferiore e, così facendo, l’atto altruistico si trasforma in egoistico: si pensi a quante volte dovremmo ringraziare per la gentilezza, ma siamo in difficoltà perché non l’abbiamo richiesta…);
  • “Lascia faccio io” (così facendo si squalifica l’altro e ci si sostituisce a lui);
  • biasimare (prima ci si complimenta poi si dice che l’altro avrebbe potuto fare di meglio: si pensi, per esempio, alla frase “Questo regalo è bellissimo, ma…”.

Dialogare strategicamente per appianare un conflitto implica, inoltre, il trovare un punto d’incontro attraverso una serie di manovre che possono essere apprese con l’esercizio costante ed un po’ di pazienza, senza scoraggiarsi davanti alle difficoltà e senza aspettarsi risultati immediati. Gli ingredienti di una sana comunicazione dovrebbero essere i seguenti: domandare piuttosto che affermare, chiedere verifica anziché sentenziare, evocare sensazioni attraverso immagini piuttosto che spiegare razionalmente, agire più che pensare.