Dipendenza Affettiva. Solitamente sappiamo cosa ci provoca piacere, e cosa no. Cosa accade quando non possiamo fare a meno di quella cosa che ci fa stare bene? La dipendenza non è un proseguimento del divertimento, non si diventa dipendenti per sbaglio. La dipendenza affettiva ha origini più profonde: è una compensazione della realtà percepita come dolorosa.
La dipendenza affettiva è una condizione relazionale negativa che è caratterizzata da un’assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva e nelle sue manifestazioni all’interno della coppia, tendendo a stressare e a creare un malessere psicologico in chi ne dipende. Essa diviene parte della creazione e del sostegno alle relazioni violente da un punto di vista psicologico, domestico, economico, sessuale e violenza assistita ove ci sono minori.
Le caratteristiche di chi ha una dipendenza affettiva possono essere:
- Difficoltà a riconoscere i propri bisogni e metterli in secondo piano rispetto a quelli degli altri;
- Il benessere dell’altro diventa più importante del proprio;
- Le persone con difficoltà affettiva non riescono a creare degli spazi per la propria crescita personale perché sono sempre prese da ciò che il partner vuole;
- Forte senso di inadeguatezza;
- Paura al cambiamento, impedendo lo sviluppo delle capacità individuali e soffocando ogni interesse e desiderio;
- Le persone che hanno una dipendenza affettiva ritengono che occuparsi sempre dell’altro permette di avere una relazione stabile e duratura;
In questi tipi di rapporti si va a innescare un circolo vizioso dove le delusioni affettive fanno precipitare queste persone nella paura che il rapporto non possa essere stabile. La persona non si rende conto che in un rapporto sano e genuino ci deve essere rispetto reciproco che richiede onestà e integrità personale.
La dipendenza affettiva ha origine dal rapporto con i genitori. La persona è stata una bambina/a che ha ricevuto continui messaggi da parte dei propri genitori di non meritare amore o/e di non meritare attenzioni. Queste persone erano inserite in un nucleo familiare disfunzionale dove non c’era l’interesse per la crescita personale dei propri figli o dove c’era la presenza di violenze, o trascuratezze, o più semplicemente dovuto a una totale inconsapevolezza di mettere in atto comportamenti inadeguati da parte dei genitori.
Questa dipendenza porta la donna vittima di violenza (fisica, psicologica e sessuale) a trovarsi in un rapporto tossico dove l’amore si confonde con la dipendenza.
Gli uomini violenti hanno la capacità di riconquistare la partner, che si trova in uno stato di fragilità, con giustificazioni o dimostrazioni di pentimento, riuscendo a manipolarla.
La tossicità del legame incrementa nella donna un’astinenza di amore rafforzata dal bisogno di sentire che il compagno necessita del loro aiuto.
Frequentemente la valutazione che le donne danno di sé stesse coincide con la capacità di trattenere e cambiare l’uomo allo scopo di aiutarlo a migliorare. Questo spiega come spesso per la donna sia difficile allontanarsi dal compagno violento.
L’obiettivo principale è l’acquisizione della consapevolezza del problema e della propria fragilità che può trasformarsi in una forza che permette di avere una più chiara visione della realtà e, di conseguenza raggiungere la capacità di migliorare la propria vita.
L’aiuto psicologico nelle donne vittime di violenza
La donna che dipende affettivamente è in una situazione di difficoltà, in quanto la dipendenza non è nata allo scopo di autodistruggersi, bensì con quello di sopravvivere e crescere percependo la realtà che vive come un continuo pericolo. Per quanto sbagliato possa sembrare, questo metodo di sopravvivenza è l’unico che è stato capace di risolvere questa determinata situazione.
La relazione tossica è l’unica alternativa ad un precipizio depressivo . Quindi, è responsabilità del dipendente migliorare la propria vita, ma come società è anche una nostra responsabilità aiutare queste persone, a fargli riscoprire il piacere di una relazione autentica fatta di accettazione senza giudizi.
Attraverso un percorso psicoterapeutico la donna potrà sentirsi accolta e non giudicata potendo esprimere i propri vissuti emotivi. Un buon lavoro psicoterapeutico gli permetterà di sviluppare le proprie risorse riducendo l’isolamento sociale, riconoscendo i fattori di rischio della violenza, migliorando la propria autostima e imparando delle strategie che l’aiuteranno a gestire il rapporto affettivo disfunzionale.