Psicoterapia e salute mentale

Mai come in questo periodo si sente parlare dell’importanza della salute mentale e si invoca alla presenza dello Psicologo nei vari punti strategici della nostra società.

Se i medici di base potessero collaborare con professionisti della salute mentale come lo psicologo si riuscirebbe intervenire su un disagio all’esordio

Sicuramente questo periodo che stiamo vivendo poteva (e può) diventare uno stimolo a fare davvero qualcosa in più, a incidere meglio sul favorire una cultura del benessere mentale e psicofisico a 360 gradi.

Ma cosa si intende per salute mentale? Secondo l’OMS è ‘uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di realizzare i propri bisogni a partire dalle proprie capacità cognitive ed emozionali, esercitare la propria funzione nella società e nella vita di comunità costruendo e mantenendo buone relazioni, far fronte alle esigenze della vita quotidiana, superando le tensioni e gestendo ed esprimendo le proprie emozioni e le proprie capacità di cambiamento per raggiungere una soddisfacente qualità di vita, operare le proprie scelte ed esprimere la propria creatività lavorando in maniera produttiva‘ (Ministero della Salute, 2020).

In realtà non è il Covid-19 che ha fatto emergere questa necessità, perchè sono anni che se ne parla ed esiste una presa di consapevolezza da parte di organi ed enti italiani, europei e mondiali che auspicano un avanzamento nel portare nuove proposte e nuove pratiche per promuovere e favorire la salute mentale nelle popolazioni.

Ad oggi ovviamente, nel periodo che stiamo vivendo, appare ancora più pressante questa necessità e, fortunatamente, si comincia a darle più importanza. Perché, certamente, implica una sorta di ‘rivoluzione culturale’ rispetto a come viene vista la figura dello Psicologo e come viene pensata la salute mentale e questo richiede tempo e impegno, ma implica anche la volontà da parte delle istituzioni e della politica di investire nella salute mentale in termini sia di cura e prevenzione dei disagi psichici che di promozione delle risorse necessarie a tutelarla questa salute. Nel piano d’azione per il ‘Rilancio Italia’ (2020), viene sottolineato come il nostro Paese, fino ad oggi, è tra quelli che investono meno in salute mentale.

Il motivo di tanta importanza per la salute mentale è sempre più sotto agli occhi di tutti, poiché la sua mancanza ha conseguenze deleterie per l’individuo ma anche per la collettività e la tenuta dei Paesi.

Già nell’ormai 2013, il Piano d‘azione europeo per la salute mentale (un piano che nasce dalla collaborazione tra gli Stati Membri e l’OMS per l’Europa e che propone obiettivi e azioni efficaci per migliorare la salute e il benessere mentale) riportava che:

I problemi di salute mentale, tra cui figurano la depressione e l’ansia, sono la principale causa di invalidità e pensionamento precoce in diversi paesi, rappresentano un peso grave per l’economia e richiedono un intervento politico.

Questo significa che il benessere della popolazione dovrebbe essere un tema centrale per i governi perché si possano attuare delle politiche volte a migliorare il benessere mentale e ridurre l’esposizione ai fattori di rischio. Infatti, in un periodo caratterizzato, nel nostro Paese, da difficoltà economiche, dalla disoccupazione, dall’incertezza lavorativa e dall’invecchiamento demografico, a cui vi si aggiunge una crisi sanitaria ancora in corso, è fondamentale concentrarsi su come mantenere e massimizzare il benessere in tutte le fasi della vita.

Il benessere mentale migliora la resilienza, rafforza la fiducia nel futuro, incrementa la capacità di adattarsi ai cambiamenti e di affrontare le difficoltà.(…) Il tenore di vita si ripercuote direttamente sul benessere di una popolazione (…) ma dipende anche da altri fattori, come il controllo sulla propria vita, l’autonomia e i legami sociali (…). I governi hanno un ruolo fondamentale nel creare le condizioni per conferire forza alle persone e alle comunità, promuovere e proteggere il loro benessere e rafforzarne la resilienza. (WHO e al.,2013)